La testimonianza della Presidente di Alzheimer Verona
“Una mattina alla settimana portiamo i nostri ospiti a fare delle passeggiate nel quartiere di San Zeno ripercorrendo i posti della loro infanzia e giovinezza: visitiamo la Basilica, facciamo un giro al mercato oppure andiamo a prendere un caffè al bar. Ogni luogo è in grado di suscitare ricordi sopiti legati al passato e di far rivivere a ognuno di loro emozioni molto intense. Ma quello che più di tutto ci rende felici è vederli riappropriarsi del ‘diritto di cittadinanza’: Verona è la loro città ed è giusto che possano continuare a viverla appieno”.
Maria Grazia Ferrari è la presidente dell’Associazione Alzheimer Verona, ente promotore del “Piccolo Villaggio nel cuore di San Zeno”, centro diurno socio-riabilitativo che nel 2018 è diventato “Comunità Amica delle Persone con Demenza”. Situato nel cuore del quartiere di San Zeno, uno dei più antichi di Verona, il Piccolo Villaggio nasce dall’idea di creare un luogo in cui le persone con demenza siano accolte, valorizzate e riconosciute nella loro identità personale, al di là della malattia, e sia data loro fiducia perché si sentano ancora parte attiva nella vita della comunità. Inoltre, grazie all’équipe multidisciplinare composta da professionisti e volontari, gli ospiti vengono aiutati perché facciano amicizia e ricreino così una propria rete sociale: i gruppi sono sempre composti da una decina di persone con lo stesso livello di decadimento cognitivo e interessi simili.
“Quello che più di tutto ci rende felici è vederli riappropriarsi del ‘diritto di cittadinanza’: Verona è la loro città ed è giusto che possano continuare a viverla appieno”
“La giornata al Piccolo Villaggio inizia con il rituale dell’accoglienza: ci si saluta dando a ogni ospite il benvenuto. Poi, in cerchio intorno al tavolo, passiamo qualche minuto a chiacchierare per sapere come stanno e chiediamo se hanno voglia di raccontare qualche episodio o esperienza particolare. Dopo questo primo momento, si entra nel vivo delle attività di stimolazione dedicate al mantenimento delle abilità residue: riorientamento spazio-temporale, interventi pratici e ludici, attività fisica protetta e musicoterapia” spiega Alessia Giordani, psicologa dell’associazione.
Anche in occasione dell’arrivederci si segue un preciso rituale: al momento dei saluti, quando ogni ospite viene accompagnato a prendere le sue cose, si chiede come è andata la giornata e ci si abbraccia. Al Piccolo Villaggio è importante che ogni persona si senta accolto ma, soprattutto, si senta importante e ancora un membro attivo della società; per questo spesso le attività pratiche nelle quali vengono coinvolti sono ideate per mantenere le abilità manuali creando qualcosa che venga poi utilizzato, come i segnaposti o piccoli lavori a maglia da donare alle persone di paesi più poveri.
Maria Grazia tiene in modo particolare a questo aspetto, ricordando l’importanza di sviluppare la peculiarità di ognuno.“Anche quando fanno degli errori cerchiamo sempre di non farlo notare, anzi, di valorizzare ogni sforzo e ogni piccolo risultato. L’obiettivo è migliorare la loro autostima, il nostro desiderio è che escano dal centro soddisfatti ed entusiasti, come amo dire io ‘con le ali ai piedi’. E siamo davvero appagati quando i familiari ci dicono che il loro caro torna dal Piccolo Villaggio felice e non vede l’ora di ritornare. Il nostro lavoro è continuare a comunicare con queste persone anche quando sembra che non ci stiano sentendo, perché le emozioni non si dimenticano mai”.
Ogni storia nasce dall’impegno concreto di un gruppo di persone che lavora per combattere lo stigma della demenza e per rendere la società più inclusiva. Scopri dove sono queste comunità.
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