La storia di Cesare
“La fisarmonica era un oggetto ormai chiuso nella custodia, la osservava ma non capivamo se potesse ricominciare a suonarla. Mio padre non ha mai studiato musica ma ha sempre suonato, sin da bambino, e con la sua musica ha fatto divertire molte persone. Da quando ha iniziato a frequentare il Centro, grazie alla professionalità degli operatori e l’attenzione che dedicano a ogni persona, abbiamo assistito a un piccolo miracolo: con l’aiuto di un maestro di musica, ha ripreso la fisarmonica e ha ricominciato a suonare le canzoni della sua giovinezza. É commuovente vedere la sua felicità quando suona ma anche le emozioni e i ricordi che risveglia negli altri ospiti”. Luigi si emoziona mentre racconta di come suo padre Cesare, conosciuto in paese con il soprannome di Cesarino, e la sua famiglia sono stati accolti nello Spazio Al.Pa.De, primo e unico Centro diurno per persone con demenza della Calabria, nato nel centro storico di Catanzaro e che, sulla scia dell’esperienza del piccolo borgo di Cicala, nel 2019 è diventato “Comunità Amica delle persone con demenza”.
Al Centro diurno la cura è affidata alla “Terapia Espressiva Corporea Integrata”, approccio non farmacologico volto a migliorare la comunicazione affettiva e relazionale tra le persone, favorire il movimento del corpo e stimolare le funzioni cognitive, aumentando così il senso di benessere generale. “La nostra equipe è multidisciplinare, abbiamo psicologhe, assistenti sociali, OSS ma anche esperti del movimento e dell’animazione e una persona che si occupa di guidare il pulmino che, ogni mattina, passa a prendere gli ospiti. Quello è il primo momento di animazione della giornata: sul pulmino c’è la musica e gli ospiti cantano per tutto il tragitto; quando arrivano ci mettiamo tutti in cerchio e condividiamo un momento di saluti e di risate prima di dare il via alle attività”
racconta Elena Sodano, coordinatrice del Centro e responsabile del progetto “Comunità Amica”. Ogni giorno Cesarino attende con impazienza il momento di andare al Centro, come racconta Luigi. “Quando arriva il pulmino, papà è già pronto davanti a casa con il suo zainetto perché non vede l’ora di salire: va via felice e torna a casa ancora più felice. Per noi ma, soprattutto, per mia madre è motivo di grande gioia e sollievo; ci siamo resi conto che ogni giorno fa qualche piccolo ma importante passo avanti”.
“É commuovente vedere la sua felicità quando suona ma anche le emozioni e i ricordi che risveglia negli altri ospiti”
Luigi ricorda che dopo la diagnosi di demenza vascolare progressiva, ricevuta quando Cesare aveva 78 anni, la famiglia attraversa un periodo di sconforto: è doloroso vedere una persona cara perdere la memoria e la capacità di compiere azioni quotidiane del tutto naturali fino a quel momento. Nei primi tempi si affidano alle terapie farmacologiche pensando che siano prioritarie per la gestione della malattia di Cesare ma, ben presto, Luigi e i suoi fratelli comprendono la necessità di prestare attenzione anche alla sfera emozionale e sociale, facendo però fatica a far cadere le reticenze della madre che desidera occuparsi personalmente del marito. È in seguito a un’esperienza traumatica che tutta la famiglia accetta la necessità di affidarsi a un aiuto professionale: un giorno Cesare scende in strada a buttare la pattumiera ma, invece di rientrare a casa subito come sempre, inizia a passeggiare e si perde.
Tutta la città di Catanzaro si unisce alla famiglia nella ricerca e finalmente, dopo due giorni, viene ritrovato.
“In quel momento, scossi per quanto accaduto ma grati perché nostro padre era vivo e stava bene, abbiamo capito che non era più possibile gestirlo pensando che fosse la stessa persona di prima. Per mia madre non è stato facile all’inizio ma con il tempo, vedendo anche i progressi che ha raggiunto frequentando il Centro, ha capito che è stata la scelta giusta ed è bellissimo vedere anche la ritrovata intesa tra loro, si cercano e si aiutano a vicenda. Grazie al Centro mio padre è tornato a essere Cesare anzi, Cesarino: quando si rivede nei video in cui suona la fisarmonica ci dice con orgoglio ‘quello sono io!’ e per noi è davvero emozionante”.
Ogni storia nasce dall’impegno concreto di un gruppo di persone che lavora per combattere lo stigma della demenza e per rendere la società più inclusiva. Scopri dove sono queste comunità.
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