Aiutare le persone con demenza a rimanere nella socialità
“Ogni mattina accogliamo i nostri ospiti con un caffè, qualche biscotto e due chiacchiere per sapere come stanno; dopo questo momento di condivisione, li dividiamo in gruppi e iniziano le attività di stimolazione cognitiva e neuro-motorie. Poi pranziamo tutti insieme con prodotti del nostro territorio; il pomeriggio è dedicato alle attività di tipo occupazionale: laboratori pittorici, espressivi, musicali, giardinaggio e ortoterapia. A fine giornata, riaccompagniamo a casa ogni ospite”.
La psicologa e psicoterapeuta Emanuela Tatulli racconta le giornate tipo presso “Gocce di memoria”, centro diurno per persone con demenza che ha visto la luce a Giovinazzo, in provincia di Bari, grazie all’impegno e alla passione di un gruppo di professionisti e operatori guidati da due persone impegnate nel sociale e nella cura delle persone con demenza, la dottoressa Maria Pia Cozzari e il dottor Mauro Abate.
Nato nel 2010 negli spazi di un immobile sequestrato alla mafia, il centro offre supporto e percorsi riabilitativi di tipo cognitivo-comportamentale a persone con demenza lieve e moderata con l’obiettivo di aiutarle a recuperare la propria dignità, la consapevolezza di sé e il gusto per le piccole attività quotidiane.
Quando nel 2016 Giovinazzo aderisce al progetto “Comunità Amica delle Persone con Demenza”, “Gocce di Memoria” ne diventa il cuore, dando vita a una serie di attività ed esperienze per lasciare un’impronta sul territorio e creare uno scambio attivo tra gli ospiti e i cittadini di Giovinazzo, con lo scopo di informare e sensibilizzare sempre più persone sulla demenza e provare ad abbattere lo stigma che circonda la malattia.
“Quello che abbiamo deciso di fare è semplicemente portare queste persone fuori dal centro, aiutarle a rientrare nella socialità, negli spazi pubblici, che siano i parchi, il lungo mare, la chiesa o i musei, per dar loro la dignità di esserci riappropriandosi degli spazi della città nella quale hanno sempre vissuto e di cui hanno fatto parte attiva per molti anni.” Così, in parallelo alle attività di stimolazione e riabilitazione svolte quotidianamente, gli ospiti vengono coinvolti in una serie di progetti che li portano fuori dal centro.
"Le persone non sono la loro malattia e oltre alla demenza c’è ancora molto altro che possono vivere, sperimentare e raccontare"
Tra questi Emanuela ama ricordare “La musica oltre la malattia”, laboratorio di musicoterapia grazie a cui gli ospiti sono stati coinvolti nella realizzazione di strumenti musicali artigianali e poi hanno partecipato a vere e proprie lezioni di canto che hanno portato alla nascita del “Coro Vega” composto da circa 20 persone con demenza accompagnati da familiari e volontari che si è esibito in chiesa gli scorsi anni in occasione delle liturgie di Pasqua e Natale. “È stato emozionante osservare il potere della musica che ha la capacità direi unica di legare le persone al proprio passato e far vivere con serenità il presente. Ho visto persone con difficoltà di linguaggio cantare e persone con difficoltà di movimento provare a ballare e seguire il ritmo. Inoltre, cantare insieme e ripercorrere ricordi del passato del proprio caro ha permesso di creare connessioni ancora più strette tra gli ospiti e i loro familiari e i volontari.” Non solo la musica, ma anche l’arte ha permesso agli ospiti del centro di vivere un momento di grande emozione negli spazi cittadini grazie ad “AbilArte”, laboratorio tenutosi nel centro: aiutati da un maestro pittore e dalla musica rilassante di sottofondo, gli ospiti si sono cimentati nella realizzazione di piccole opere d’arte di pittura, disegno, collage. Ognuno ha potuto sperimentare la tecnica più adatta alle proprie capacità e interessi.
Al termine del laboratorio, è stata organizzata una visita alla Galleria Nazionale della Puglia “Girolamo e Rosaria Devanna” di Bitonto dove, grazie a una guida, gli ospiti hanno potuto ammirare le splendide opere d’arte esposte, vivendo un’esperienza davvero intensa. “Al termine della visita ricordo ancora l’entusiasmo di Girma, ospite che da molti anni frequenta il nostro centro e prima della malattia era un’assidua frequentatrice di musei e mostre: ‘era da tanto tempo che non visitavo un museo!’ ha esclamato, emozionata e felice; in quel momento la sua passione per l’arte ha ritrovato la luce e le ha permesso di rivivere emozioni e ricordi preziosi. Questa è la dimostrazione che le persone non sono la loro malattia e oltre alla demenza c’è ancora molto altro che possono vivere, sperimentare e raccontare”.
Ogni storia nasce dall’impegno concreto di un gruppo di persone che lavora per combattere lo stigma della demenza e per rendere la società più inclusiva. Scopri dove sono queste comunità.
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